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Ricci Oddi non amava le avanguardie che considerava vere e proprie degenerazioni: si spiega come nella sua Galleria manchino i futuristi o altri esponenti dei principali movimenti che agitarono il secolo. Solo un’opera rappresentativa della tendenza futurista Ritratto della madre di Umberto Boccioni, acquistato presso la vedova Torelli.
Al contrario, i simbolisti tra cui Giulio Aristide Sartorio, Plinio Nomellini e Mario De Maria, tutti legati al gusto dannunziano ancora imperante all’inizio del ventesimo secolo, sono ben rappresentati. Dall’amico Medardo Rosso egli ebbe un capolavoro in cera come l’Ecce puer del 1906 oltre che un gesso del 1897. Ben rappresentati sono Giacomo Grosso, abile ritrattista, con la sua bella pittura di gusto pompier e Amedeo Bocchi, con l’opera La colazione del mattino. Anche alcuni artisti del primo dopoguerra sono presenti, in particolare quelli che si usa raggruppare sotto una definizione di ritorno all’ordine e sono: Felice Carena, Carlo Carrà, Piero Marussig, Arturo Tosi, Massimo Campigli, Felice Casorati e Filippo De Pisis. Si segnalano le opere di Francesco Messina per la scultura o il ritratto di bambina di Adolfo Wildt, sospeso fra astrazione geometrica e morbidezza dei tratti, sino ad arrivare a Bruno Cassinari e Achille Funi..