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Il Museo del Risorgimento, sorto grazie alla convenzione tra Comune di Piacenza e Istituto per la Storia del Risorgimento italiano (Comitato di Piacenza), offre al visitatore la possibilità di conoscere attraverso i documenti dell'epoca i momenti salienti della storia di Piacenza durante il Risorgimento. Un felice connubio fra documenti eterogenei (la carta stampata, i quadri, le litografie, le monete, i giornali, la pubblicistica, le divise, le armi, i ritratti) offre, in modo articolato e organico, un profilo dettagliato dei movimenti risorgimentali piacentini e degli ideali che li animarono. Allo stesso tempo tale allestimento permette di ricreare il clima di un'epoca e di capire come singoli eventi storici furono vissuti dai contemporanei.
Il percorso inizia quindi dalla fine del dominio napoleonico, stabilitosi sui Ducati nel 1796 e cessato nel 1814, e prosegue poi con l'avvento di Maria Luigia d'Asburgo, che assume direttamente il governo del Ducato nel 1816. Seguendo l'ordine cronologico degli avvenimenti si giunge alla rivolta del 1831 e a quella del '48. Il '48 è anche la data in cui Piacenza vota l’annessione al Piemonte che la farà definire "Primogenita"; la decisione diviene ufficiale attraverso un Atto di consegna del Ducato al Re di Sardegna datato 1 giugno 1848, di cui naturalmente viene esposto il manoscritto originale. Particolarmente ricca è la sezione dedicata agli eventi del '48; il 3 luglio dello stesso anno si festeggia anche la visita di Garibaldi a Piacenza. Il grande entusiasmo suscitato dal suo discorso rappresenta la testimonianza del fatto che in questi anni l'idea nazionale è popolare e il popolo diventa anch'esso protagonista degli eventi storici.
Dopo il 1848, all'aristocrazia intellettuale, diplomatica e militare che aveva assunto la direzione del movimento risorgimentale, si affiancano così anche i ceti popolari.
Un altro momento importante per la storia del Risorgimento piacentino è il periodo compreso tra il 1859 e il 1861. Infatti nel 1859 gli Austriaci, messi in scacco dai franco-piemontesi, abbandonano Piacenza e il Ducato si annette al Piemonte. Particolare importanza riveste in questa fase Giuseppe Manfredi che assume in nome del popolo la carica di governatore delle province parmensi ed è l'uomo politico di maggior spicco nel decennio della preparazione, e poi, nell'Italia unita. Altri ingegni di dimensione europea sono, ad esempio, Melchiorre Gioia e Macedonio Melloni, che, vissuti prima di Manfredi, si trovano ad operare negli anni del silenzio politico.
Volantini, opuscoli, foto ricostruiscono altre due figure che ebbero un ruolo trascinante nel percorso di unificazione nazionale: Garibaldi e Mazzini. Anche Piacenza più volte segue la loro guida; nel 1860, infatti, tra i componenti della spedizione dei Mille si contano alcuni piacentini. Vari documenti e cimeli, quali appunto armi e divise, raccontano poi dell'adesione di alcuni piacentini ai garibaldini e della loro partecipazione nel 1866 alla terza guerra di indipendenza contro l'Austria. Ancora pubblicazioni e periodici vari permettono di ricostruire gli avvenimenti della storia piacentina tra il 1860 e il 1870.
Dal 1996, grazie alla donazione degli eredi di Giuseppe Borghini, il Museo del Risorgimento si avvale di un considerevole supporto iconografico costituito da più di duecento stampe di argomento risorgimentale.