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Nel 1135 Bernardo, abate di Clairvaux - l’abbazia cistercense di Langres, in Champagne, da cui prende il nome anche il cenobio piacentino - giunse dapprima a Milano e poi a Piacenza dove, su sollecitazione del vescovo Arduino, decise di fondare una cella cistercense nei pressi di Fiorenzuola, sulla direttrice dell’antica via Emilia, e di bonificare l’area paludosa circostante; il monastero di Chiaravalle, nelle vicinanze di Alseno, deve il suo nome alla colomba che, secondo la tradizione, ne avrebbe delimitato il perimetro con steli di paglia. Costruita entro la prima metà del XII secolo e ricostruita dopo saccheggi e distruzioni agli inizi del Trecento, la Chiesa di Chiaravalle della Colomba si presenta con una facciata a cuspide in cotto e rosone a colonnine in pietra. L’ingresso è preceduto da un pronao trecentesco ad archeggiature in cotto e trifore laterali. L’interno a croce latina a tre navate e sul transetto si aprono sei cappelle a terminazione rettilinea, simmetricamente disposte ai lati dell’abside anch’essa quadrata. Caratteristici i pilastri in cotto con inserti in pietra chiara negli archi, che richiamano le affini soluzioni di S. Giovanni in Canale e di S. Eufemia nella città capoluogo; la copertura è a crociera con costoloni L’abside, rivolta a oriente, riceve la luce da una lastra in calcare a cinque cerchi, tipologia diffusa in ambito cistercense, come mostrano gli esempi di Fontenay, Eberbach, Noirlac, Rievaulx, Nydala e delle Tre Fontane a Roma. Sul lato meridionale della chiesa sono situati gli edifici monastici.
Decisamente interessanti sono anche gli affreschi della sacrestia, o sacrarium, testimonianza della tendenza a trasgredire la regola bernardina che si andava affermando in ambito cistercense, per cui la pittura figurativa conquistò prima lo spazio di sacrestie e refettori e poi di tutti gli ambienti delle abbazie d’Europa. Il ciclo di affreschi può essere riferito, per unità tecnica e stilistica, ad un’unica maestranza o ad uno stesso cantiere ed è databile all’inizio o comunque entro il primo decennio del XIV secolo. Vi si possono individuare, inoltre, assonanze stilistiche con opere d’area padana degli inizi del Trecento, già informate delle novità giottesche, quali le pitture attribuibili al “Maestro del 1302” o “Maestro di Gerardo Bianchi” attivo nel Battistero di Parma. I temi rappresentati sono tutti assai cari all’ordine cistercense e tra questi si può citare quello della Crocifissione, di cui a Chiaravalle si conserva una rappresentazione ispirata agli scritti di San Bernardo. Nella chiesa sono presenti anche dipinti seicenteschi e settecenteschi, tra cui si segnala una Madonna con San Bernardo di Chiaravalle e San Benedetto, oggi sopra l’arco prima del coro, ma originariamente collocato nell’abside. Il soggetto è arricchito dalla rappresentazione della “lactatio” di San Bernardo, che ricorre anche in un altro importante dipinto di Domenico Fiasella eseguito per la chiesa di San Vincenzo di Piacenza e ora nei Musei Civici della città. Rarissima la cantoria dell’organo in navata centrale con portelle dipinte del secolo XVI. Nelle cappelle e nell’abside, ricostruite nel 1768, sono presenti affreschi con quadrature prospettiche, da collocarsi nello stesso periodo e in cui si è voluta riconoscere la mano di Felice Biella, già attivo a Piacenza nella stessa chiesa di S. Vincenzo. A Giovanni Paolo Panini o ad un artista della sua cerchia si deve, invece, il disegno dell’altare maggiore eretto nel 1771. Ad Antonio Bresciani appartiene, poi, l’affresco con La cacciata dal cielo degli angeli ribelli sulla volta della cappella di San Michele Arcangelo (1760). Sul fianco destro si può ammirare lo straordinario chiostro duecentesco a pianta quadrata con colonnine ofidiche in marmo rosa di Verona, uno dei più significativi e armonici tra quelli che l’Ordine ha lasciato in Italia. Negli angoli sono poste figure telamoniche al piede degli archi; splenda la decorazione in cotto alla porta di ingresso alla Sala Capitolare, con possente colonna.
Del monastero medievale si conservano i quattro corridoi del chiostro, la sacrestia, la sala del Capitolo e l’antico dormitorio dei monaci, sovrastante queste ultime, oltre a tracce in alcuni ambienti occidentali. Altri edifici sono invece compresi tra il tardo Seicento e il primo Settecento. Di fronte all’abbazia si trova il Palazzo della Commenda, risalente al sec. XV come residenza dell’abate commendatario, attualmente adibito a hotel e ristorante.
L’abbazia fu soppressa nel 1805 e con gli estesi poderi fu ceduta da Maria Luigia in dotazione agli Ospizi Civili di Piacenza. Nel 1937 la chiesa e l’abbazia furono dati in concessione ai cistercensi di Casamari, che tuttora sono presenti.