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La chiesa e il convento delle Benedettine furono edificati per volere del duca Ranuccio II a seguito di un voto fatto per la guarigione della moglie Margherita d'Este. Il complesso fu progettato dall'architetto di corte Domenico Valmagnini nel 1677 e fu consacrato il 31 agosto del 1681.
Valmagnini, nato nel 1649 a Brusimpiano presso il Lago di Lugano, portò a Piacenza il suo gusto per le facciate barocche delle decorazioni e degli scaloni scenografici e morì ad Arcirate nel 1730. A lui si deve anche la costruzione dell'Oratorio di San Cristoforo (1686), posto nelle vicinanze all'angolo tra via Gregorio X e via Genocchi, su commissione della Confraternita della Morte; il progetto a pianta centrale è riconducibile a Ferdinando Bibiena, che vi impiegò la cosiddetta “veduta” per angolo” e ne affrescò deliziosamente l’interno con scenografie e quadrature prospettiche; all’interno quattro balconate per cantori e musica creano uno speciale effetto teatrale. Nel convento si stabilirono le religiose benedettine di stretta osservanza. La struttura della chiesa è impostata su una pianta centrale a croce greca sormontata da un grandioso tamburo ottagonale su cui si erge una splendida cupola rivestita di bronzo. La facciata è caratterizzata dall'adozione dell'ordine tuscanico e dalla sovrapposizione degli ordini architettonici come nel palazzo Ferrari Sacchini e Malvicini Fontana, che alcuni studiosi gli attribuiscono.
La chiesa rispecchia il gusto barocco dell'epoca, ma conserva comunque una struttura semplice ed elegante, in affaccio al Palazzo Madama, il secondo Palazzo ducale edificato un ventennio prima, ora sede del Tribunale. Secondo un recente studio il complesso conventuale originario appartenente al demanio militare, che da anni attende restauro e recupero funzionale, era costituito da una “chiesa pubblica”, una “chiesa delle monache” ed una serie di fabbricati, che si estendevano lungo il cantone dei “Buffalari” ed articolati lungo tre cortili, mentre al “claustro maggiore” si accedeva anche da via delle Benedettine.