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Il piccolo abitato, frazione di Castell’Arquato, deve le sue origini a un antico complesso monastico che nell’XI secolo doveva rivestire grande importanza, se, come risulta dai documenti, dall’abate di Vigolo dipendevano diverse chiese e cappelle. Nel 1008 infatti Uberto Marchese d’Orta, proprietario dei luoghi, aveva donato al monastero le reliquie di Sant’Ippolito. Dopo le lotte per le investiture tra l’imperatore Enrico IV e il papa Gregorio VII nel XII secolo la chiesa passò alle dipendenze dei canonici della cattedrale di Piacenza. Si possono ancora ammirare la chiesa romanica di San Giovanni, databile all’XI secolo, e il cosiddetto Battistero, edificio anch’esso romanico a pianta circolare. La chiesa, rimaneggiata nel XVI secolo e restaurata nel 1930 dall’architetto piacentino Giulio Ulisse Arata secondo la logica del ripristino dell’aspetto originario, presenta una facciata monocuspidata scandita da lesene pronunciate e da contrafforti. L’interno a pianta basilicale a tre navate in cotto con copertura a capriate; nella fascia alta esistevano affreschi della metà del sec. XI andati perduti, da mettersi in rapporto a quelli della basilica di S. Antonino di Piacenza, esistenti sopra le volte. L’abside è formata da un arco a sesto acuto. L’antica croce astile in bronzo duecentesca caduta dal tetto è stata depositata dal parroco nel 1988 presso il Museo Civico di Piacenza. La massiccia torre campanaria in laterizio ha come aperture monofore e bifore. I resti dell’antico convento benedettino sono adiacenti sul lato meridionale. Il cosiddetto Battistero a pianta circolare con semicolonne a sostegno delle arcate e con tre absidi ha una cupola poligonale con lanterna. L’interno ha la scarsa luce delle piccole finestre; nell’absidiola sono ancora leggibili affreschi databili all’XI secolo, mentre nel vano centrale è collocata la vasca battesimale, ricavata in un grande capitello di età imperiale.