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Le fonti antiche tramandano l’esistenza di una chiesa altomedievale a Castell’Arquato, fondata nel 758 dal nobile Magno, dedicata a Maria Assunta e nel 772 donata al vescovo di Piacenza. Di tale edificio non resta oggi alcuna traccia architettonica, mentre ad esso potrebbe essere collegata la vasca battesimale altomedievale circolare tuttora conservata. La chiesa, dalle fonti citata come pieve nel 1059, venne seriamente danneggiata dal terremoto del 1117 e pertanto prontamente ricostruita. Al 1122 (appena iniziata la costruzione del Duomo di Piacenza), si deve far risalire la sua consacrazione da parte del vescovo Aldo. Al secolo XV risalgono invece il portico detto del Paradiso sul fianco sinistro con colonne ottagonali, il chiostrino e il campanile. La facciata è stata realizzata con tufo e arenaria delle cave locali, che mostrano tracce diffuse di fossili marini, ed è suddivisa in tre parti da lesene con un ridotto portale centrale sormontato da una piccola bifora, che dal 1912 sostituisce l’antico rosone. Per quanto riguarda la zona absidale in particolare, è stata rilevata la stretta vicinanza alle norme dell’architettura lombarda. L’edificio, che ha subito vari interventi di restauro a partire dal 1911, è stato confrontato dagli studiosi con quello della chiesa di San Savino a Piacenza, a cui rimanderebbero l’ampiezza della navata centrale, raddoppiata rispetto a quella delle navate laterali, e altri elementi lessicali come ad esempio i pilastri articolati e le arcate a doppia ghiera. È stato possibile anche collegare la Pieve di Castell’Arquato alla cultura lanfranchiana, assegnandole un ruolo di primo piano nella ricostruzione dello sviluppo del romanico emiliano. A tale ambito culturale rimandano, infatti, sia la struttura architettonica che i partiti decorativi a bassorilievo, anch’essi databili quindi al XII secolo, tra cui ricordiamo le sculture oggi sui fianchi dell’altare maggiore e degli altari minori absidali, ritenute da alcuni parti di una recinzione corale risalente appunto al XII secolo.
A questo periodo appartengono la gran parte dei capitelli, tutti scolpiti e istoriati, nei quali sono stati riconosciuti elementi longobardi. I capitelli presentano motivi vegetali e zoomorfi, figure umane intrecciate, elementi che si discostano dalla lunetta del portale e dai rilievi dell’altare maggiore. Tra le sculture si segnalano quelle relative al portale del Paradiso, in pietra arenaria e databile al periodo tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo con la strombatura di colonnette e pilastrini, su cui si imposta un arco a tutto sesto. La lunetta presenta un rilievo con la Madonna e il Bambino, San Pietro e un Angeloai lati; due telamoni sorreggono l’architrave. L’edificio presenta all’interno una piccola cappella, con un abside su cui si aprono tre monofore: è la ricostruzione, accanto al gruppo absidale maggiore, dell’antico battistero, coevo alla chiesa primitiva (secoli VII-VIII). L’ambiente, che presenta una rarissima raffigurazione della Trinità caratterizzata da tre immagini identiche, contiene una vasca circolare, monolitica, del diametro di circa due metri e utilizzata per il battesimo ad immersione, pratica che ebbe fine nel XII secolo. All’interno, sono di grande rilievo le lastre scolpite collocate, con una interpretazione non corrispondente all’originaria sistemazione, sull’altare maggiore. Le formelle risalgono al XII secolo e rappresentano, insieme alla lunetta del portale e ai capitelli, gli elementi scultorei di maggiore importanza all’interno della chiesa. Sono visibili le due cappelle di Santa Caterina d’Alessandria, costruita nel 1455 e rivestita di affreschi con scene della passione, della B. V. e di S. Caterina e di San Giuseppe, edificata nel 1630, quale ex voto per la fine della pestilenza; pregevoli gli apparati a stucco con statue di santi. Il crocefisso ligneo sospeso nell’abside centrale a catino con tre monofore è assegnato al secolo XV.
Il chiostrino sul lato destro della chiesa, di forma rettangolare e sostenuto da colonnine ottagonali in cotto, introduce al Museo della Collegiata.